All’incrocio tra la valle che scende da Vittoro Veneto e sale verso Combai portando a Valdobbiadene, e la vallata che dal Piave segue il fiume Soligo troviamo, ai piedi delle prealpi trevigiane, Follina e la sua antica abbazia. Non sappiamo quando i primi monaci, sicuramente Benedettini, si insediarono ma è certo che nel 1146 furono sostituiti dai Cistercensi.
Con la ricca donazione di Sofia sposa di Guicellone II da Camino, il piccolo monastero si trasformò nel complesso monumentale ancor oggi visibile.
Molti furono i cambiamenti nel corso dei secoli, da monastero a basilica a commenda.
Solo la devozione alla Vergine Maria rimase immutata dai primi monaci fino agli attuali Servi di Maria.
Nell’altare principale è esposta la millenaria statua mariana, reliquia venerata non soltanto dai Follinesi ma anche dai numerosi pellegrini che qui giungono da ogni dove, in particolare in occasione della ricorrenza di Pentecoste.
Da questo lato scopriamo il duecentesco campanile in stile lombardo,
con il quadrante dell’orologio rivolto a sud.
Questo bellissimo chiostro risale al 1268 dopo che i cistercensi completarono chiesa e torre campanaria
Al centro del chiostro trova posto la fontana in pietra grigia, mentre la colonna centrale del lato nord riserva un capitello esclusivo.
Questo capitello, posizionato al centro del lato dedicato alla preghiera, ricorda ai monaci i loro doveri quotidiani.
Usciti dalla chiesa, trasformata in Basilica come oggi la vediamo nel periodo dal 1305 al 1335 e percorrendo i 24 metri del lato est del chiostro, troviamo il passaggio che porta al chiostro dell’abate.
Costruita nel 1535, questa loggia di due piani presenta un piccolo cortile con graziosa fontana la cui acqua che giunge dalla polla del chiostro principale
defluisce nelle vasche del sottostante giardino.
Da questa pittoresca loggia o piccolo chiostro la vista esce dal monastero per posarsi sul grazioso centro di Follina.
Questa piccola guida ha volutamente tralasciato la scalinata di San Carlo Borromeo e l’interno della Basilica con le sue pregevoli opere, lasciandoli scoprire al visitatore che verrà coinvolto ed attratto in un percorso personale in cui anche le pietre raccontano la storia di un territorio.